SACRARIO MILITARE DI CASTEL DANTE A ROVERETO FRAZ. LIZZANA (TRENTO)

PROGETTO ESECUTIVO PER IL RESTAURO DEL RIVESTIMENTO LAPIDEO DELLA FACCIATA ESTERNA E DELLA CONTROFACCIATA DEL PORTALE MONUMENTALE DEL SACRARIO MILITARE di CASTEL DANTE A ROVERETO FRAZ. LIZZANA, p.ed. 502, p.f. 460 P.T. 960 II  C.C.

Committente: PAT – Soprintendenza per i beni culturali

Importo complessivo dell’opera:

  • progetto definitivo: € 110.000,00

Periodo di esecuzione del servizio:

  • progetto definitivo: febbraio-novembre 2020

Ruolo svolto nell’esecuzione del servizio:

Incarico per la progettazione definitiva, CSP, Direzione dei Lavori, Misura e contabilità, CRE, CSE.

Descrizione architettonica dell’opera

L’area monumentale di Castel Dante occupa la parte sommitale del dosso omonimo (m. 303 slm), posto poco a sud di Rovereto in prossimità dell’abitato di Lizzana. All’interno di una vasta area in parte recintata, in parte naturalmente protetta dallo sperone roccioso a picco sull’abitato sottostante, sono raccolte numerose testimonianze della prima guerra mondiale, i ruderi dell’antico castello di Lizzana e tre costruzioni funzionali all’uso museale del complesso. In posizione dominante si erge il monumento-ossario ai caduti della Grande Guerra. Il sito è raggiungibile dal centro di Rovereto, attraverso via Madonna del Monte, da sud attraverso l’abitato di Lizzana, e a piedi dalla salita al Castello, strada in forte pendenza che si inerpica sul dosso a partire dalla chiesa di Lizzanella.
L’ingresso al sacrario è posto a nord, ed è delimitato da un cancello metallico sorretto da due massicci pilastri quadrangolari rivestiti in pietra calcarea. Negli anni Venti del dopoguerra l’ingresso all’area cimiteriale di Castel Dante era ubicato in prossimità dell’arrivo della salita al Castello; soltanto a conclusione dei lavori di costruzione dell’ossario l’accesso verrà arretrato alla linea attuale. Nel progetto definitivo a firma dell’arch. Fernando Biscaccianti l’ingresso all’area doveva essere preceduto da una rotonda colonnata, che in una soluzione successiva venne ridotta a un monumentale portale architravato rivestito in pietra, anche questo mai realizzato. Un viale asfaltato aggira il colle in senso antiorario e conduce all’area erbosa sommitale. Risalendo il colle questo viale taglia in due parti una trincea corazzata della prima guerra mondiale che si sviluppa seguendo il versante settentrionale del colle. Due lapidi binate ricordano con un’iscrizione gli eventi bellici legati a tale manufatto.
Durante i lavori di scavo per costruire il monumentale ossario dei caduti, all’inizio degli anni Trenta, sulla sommità del colle vennero alla luce le strutture medievali del castello di Lizzana, che furono rilevate e documentate graficamente da Mario Ceola, all’epoca direttore del Museo della Guerra di Rovereto, che redasse una planimetria con ipotesi costruttive ricca di note esplicative contenenti informazioni dimensionali, morfologiche e archeologiche in genere.

Approccio metodologico al cantiere

Installati i ponteggi l’avvicinamento dei restauratori alla superficie ha permesso di verificare il reale stato di conservazione della superficie, tutte le patologie presenti ed aumentare la conoscenza del monumento. La restauratrice sin dal primo accesso in cantiere ha redatto il Giornale dei Lavori in modo da avere una “relazione analitica e critica” (art. 16 Carta di Venezia) che è memoria dell’evoluzione del cantiere. Nel giornale vengono riportate le composizioni delle malte, le prove e le campionature, il «giorno per giorno» del cantiere con l’evoluzioni ed i ripensamenti sempre nel massimo rispetto del monumento.

Progetto di intervento

I fenomeni alterativi già individuati in fase progettuali erano: distacchi, ossidazione degli elementi metallici, patine di origine biologica e alterazione cromatica. Le fasi operative sono state:

  • Spolveratura con pennelli morbidi e rimozione di tutti di depositi incongrui presenti in facciata, questo ha permesso di individuare le zone dove effettuare le campionature.
  • Trattamento biocida con BIOBAN 104, applicazione in 3 cicli intervallati da altrettanti risciacqui ha garantito la completa rimozione del prodotto al fine di evitare fenomeni di innesco non controllabili.
  • Campionature di pulitura in facciata e controfacciata, le dimensioni dei campioni era 10 x 10 cm che variavano per composizione e tempi di posa, per verificare l’efficacia, senza intaccare la materia. L’intervento prevedeva anche l’integrazione degli elementi lapidei mancanti, visto ormai l’irreperibilità del Nero Ragoli si è optato dopo attenta campionatura per una pietra simile cromaticamente il Blu del Belgio.
  • Rimozione dei siliconi, delle malte e degli interventi incongrui, effettuata con bisturi e microscalpelli. Durante le operazioni di rimozione dei siliconi si sono verificati degli sversamenti dell’acqua presente all’interno delle murature, evidenziando fenomeni di cattiva regimentazione delle pioggie. Questo ha innescato una riflessione sul l’intervento sulle lattonerie.
  • Fissaggio delle lastre con barre elicoidali in inox in quanto le sesse presentavano una precaria condizione statica. Durante l’esecuzione del forosono stati usati 2 utensili il primo del diametro d.12 ed il secondo più grande in modo da svasare il foro, permettendo il taglio della barra sottosquadro. Il sottosquadro ha facilitato le operazioni di stuccatura in quanto c’era più “carne” per la posa della malta. La posizione dei fori è stata fatta con una certa geometria per ridurre l’impatto visivo delle chiodature.
  • Rimozione delle lastre del fronte e successiva ricollocazione ed integrazione. Le lastre d’integrazione sono state realizzate previa esecuzione di una “modina” in legno, realizzare il modello è stato necessario in quanto gli elementi erano curvi e di forma irregolare. Il fissaggio è stato in due modi diretto al substrato mediante resina epossidica in pasta (Starcement 385) e con barra elicoidale.
  • Pulitura con acqua è stata eseguita ad ogni lavorazione che generava polvere con l’ausilio di spugne, per evitare l’innesco di qualsiasi fenomeno abrasivo sulla superficie.
  • Pulitura Laser è stata eseguita sul materiale lapideo interno ed esterno, i risultati non sono stati soddisfacenti, questo perché il raggio laser agisce in maniera efficace sullo scuro e si attenua sul chiaro. Il portale, invece, è chiaro e la matrice originaria era scura quindi all’inverso della massima efficacia del laser. Ottimi risultati sono stati ottenuti nella pulitura delle lettere in ottone che avevano un’ossidazione scura, soprattutto perché il laser operando in maniera puntuale evitava fenomeni abrasivi sulla zona circostante.
  • Pulitura con soluzione 3A acqua alcool acetonein parti uguali è stata estesa a tutta la superficie, risciaquo con acqua demineralizzata; il trattamento è stato accompagnato anche da una spugnatura leggera. I tempi di esposizione sono stati variati a secondo della tenacia dei depositi, il supportante utilizzato è stato il Nevek CTS, sepiolite ed applicazione diretta.
  • Pulitura con acetone e Nevek come supportante metodologia utilizzata per rimuovere/attenuare nella parte interna l’effetto dei trattamenti pregressi e dell’antropizzazione del monumento. Risultavano infatti particolarmente tenaci gli strati della parte basamentale del monumento.
  • Pulitura con carbonato di ammonio in soluzione variabile dal 5% a soluzione satura veicolato siacon carta giapponese che con Nevek come supportante. La soluzione satura è stata utilizzata specialmente sulle parti interne dove erano presenti disomogenei depositi di cera.
  • Pulitura con EDTA con supportante sepiolite intervento puntuale dove necessario sulla controfacciata.
  •  Pulitura meccanica con utensile a rotazione elettrico e carta abrasiva D600 con nero ebano k00 e senza nero ebano, la tecnica dava ottimi risultati visivi ma “mangiava” troppo materiale, rimuovendo lo strato di alterazione, ma anche la matrice lapidea.
  • Pulitura meccanica con spugne abrasive senza inerte e con nero ebano K00, lavorazione effettuata sull’esterno, per risolvere l’alterazione cromatica che ha fatto perdere l’effetto, attenuando in maniera significato il colore e plastica a tutto il monumento. La filosofia dell’intervento era tutta rivolta alla conservazione del monumento. Quanto energizzare è difficilmente normabile la conoscenza ed il rispetto per il monumento con la sua sensibilità garantiscono il risultato finale.
  • Finitura esterna con Keim restauro Fixative pigmentato con Keim restauro Lasure, questo ha permesso di raggiungere l’effetto plasticocromatico desiderato. Scelta solo apparentemente in contrasto con l’istanza conservativa del progetto, la superficie lapidea del monumento ha quattro dimensioni le prime tre sono volumetriche la quarta è cromatica esolo conservandole tutte si raggiunge l’istanza estetica del monumento.
  • Rimozione dei vetri del cancello compresi gli stucchi fermavetri, spazzolatura meccanica e riverifica dei sistemi di movimento.
  •  Pulitura con micro sabbiatrice del cancello in ferro per consentire la successiva riverniciatura con pittura ferro micacea e la successiva posa dei nuovi vetri antinfortunistici fissati con silicone trasparente.
  • Posa delle lastre in piombo con la tecnica della doppia aggraffatura, in modo da regimentare le acque meteoriche. La scelta del piombo è perseguire l’andamento degli elementi lapidei da proteggere, la doppia aggraffatura consente di garantire l’effetto delle escursioni termiche.

L’intervento su Castel Dante è stato un importante banco di prova dove poter “dosare” la pulitura con l’integrazione cromatica. Il tema è stato trattato come fosse un quadro dove l’integrazione è una delle componenti fondamentali, dove l’immagine da un forte connotato plastico caratteristico delle opere in materiale lapideo. La bifrontalità del portale (interno/esterno) ha permesso di guidare la calibratura delle scelte ed il punto di colore. Il restauro del portale ha ridato sacralità alla memoria nel rispetto del sacrificio dei «valorosi».

Castel Dante a Lizzana_SchedaLavori